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Mausoleo della Bela Rosin a Torino

Una copia del Pantheon per la moglie morganatica del primo re d'Italia

Ubicazione

Nel quartiere torinese di Mirafiori Sud si trova il mausoleo della Bela Rosin, un edificio neoclassico molto simile al Pantheon di Roma ed alla chiesa della Gran Madre di Torino, ma più piccolo. Il mausoleo fu fatto costruire come tomba di famiglia dai figli di Rosa Vercellana, soprannominata in piemontese Bela Rosin (Bella Rosina) e morta a 52 anni, nel 1885, di meningite fulminante a Pisa. Rosa Vercellana fu la moglie morganatica del primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II.
Il mausoleo si trova in un parco affacciato su Strada Castello di Mirafiori, quasi all'angolo con Strada delle Cacce, al confine tra il comune di Torino e quello di Nichelino, non lontano dal Parco Colonnetti di Torino.
Il mausoleo fu costruito sui terreni in cui anticamente sorgeva la Reggia di Miraflores, ora scomparsa. Rosa Vercellana l'11 aprile 1858 fu infatti insignita dal re del titolo di Contessa di Mirafiori e Fontanafredda, titolo poi passato ai discendenti, ricevendo contestualmente in dono anche la tenuta del Castello di Mirafiori (o Miraflores) e il castello di Sommariva Perno.

Struttura

Al mausoleo si accede entrando dal lato occidentale del parco, attraverso un cancello tripartito in ferro battuto, sulla cui parte superiore sono raffigurate le insegne dei Conti di Mirafiori. Ai lati della cancellata sono accostati al muro del parco due bassi corpi di fabbrica, in origine adibiti a guardiola.
Il parco del mausoleo si estende per circa 29.0000 metri quadrati ha forma rettangolare allungata ed è circondato da un muro di cinta alto circa tre metri e largo cinquanta centimetri. Al monumento sepolcrale vero e proprio si accede percorrendo un viale alberato, che congiunge il cancello al mausoleo e che conferisce solennità e prospettiva all'insieme.
L'edificio fu progettato da Angelo Dimezzi nel 1886 e terminato nel 1888. La struttura è in marmo chiaro venato, con pianta circolare, di circa sedici metri di diametro e altrettanti di altezza, compresa la grande croce latina che lo sormonta, sopra la cupola lastricata di rame. Una scalinata di cinque gradini introduce nell'androne, ornato da sedici colonne in marmo alte cinque metri. Otto di esse compongono il colonnato sulla facciata, mentre le rimanenti, disposte su due file retrostanti, formano tre corte navate, due delle quali terminano in nicchie.

La Bela Rosin

Vittorio Emanuele II di Savoia, all'epoca ventisettenne e non ancora re, conobbe la quattordicenne Rosa Vercellana nel 1847 probabilmente a Racconigi (dove il padre di Rosa, ufficiale delle guardie del re, comandava la tenuta reale di caccia), innamorandosene subito. Con Rosa Vercellana Vittorio Emanuele ebbe due figli, cui diede il cognome Guerrieri ed il nome di Vittoria (1848) ed Emanuele (1851), pur rimanendo formalmente sposato con Maria Adelaide d'Asburgo Lorena, da cui aveva già avuto 4 figli.
L'amore e l'affetto che Rosina provava verso il re rimase sempre molto forte, tanto da non essere scalfito dal fatto che Vittorio Emanuele, oltre ai 4 figli avuti con la moglie, la regina Maria Adelaide, aveva molti altri figli in varie parti d'Italia, frutto di passioni tanto occasionali, quanto numerose, figli cui dava sempre il cognome di Guerrieri o Guerriero.
Con il trasferimento della capitale, nel 1864 Rosina seguì il re d'Italia a Firenze, stabilendosi nella villa La Pietraia. Nel 1869 Vittorio Emanuele II si ammalò di polmonite nella Tenuta di San Rossore. Temendo di morire, il re improvvisamente sposò Rosa Vercellana con il solo rito religioso (che non conferiva alla Vercellana nessuno dei diritti e poteri di regina). Ripresosi dalla malattia, a Roma, anni più tardi, il 7 ottobre 1877 Vittorio Emanuele II sposò Rosa Vercellana anche con matrimonio civile. Rosina diventò moglie del re anche per lo Stato, ma senza acquisire il titolo e la dignità di regina e rimanendo pertanto, agli effetti legali, moglie "morganatica".
Isolata e disprezzata dai nobili, che la consideravano una arrampicatrice sociale, e dai politici (fra i quali Cavour, che temeva per il prestigio e l'immagine internazionale che il Regno di Sardegna stava acquisendo), Rosa Vercellana, che non sapeva leggere e scrivere e parlava solo la lingua piemontese, fu invece molto amata dal popolo per le sue umili origini.

Storia del mausoleo

La particolare struttura architettonica del mausoleo (che è una copia identica in scala ridotta del Pantheon romano) fu voluta di proposito dai figli di Rosa Vercellana, Vittoria ed Emanuele, in seguito al diniego ufficiale, da parte della Casa Reale, di seppellire la madre nel Pantheon di Roma, accanto alle spoglie di suo marito, Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia.
Realizzato tra il 1886 ed il 1888 dall'architetto Angelo Dimezzi, il mausoleo ha avuto una storia tormentata e spesso degradante, fortunatamente conclusasi con il recente recupero e restauro.
Il 22 luglio 1970 il Comune di Torino acquistò il sepolcreto ancora intatto dall'ultima discendente di Rosa Vercellana, Vittoria Guerrieri Gromis di Trana, per la somma di 132 milioni di lire, senza però stabilirne la destinazione. Il parco fu aperto al pubblico nel 1972, ma il mausoleo fu subito profanato: le bare furono aperte e le salme vennero mutilate in cerca di gioielli. I resti di Rosa Vercellana e dei suoi discendenti furono allora trasferiti nel cimitero monumentale di Torino. Nel 1974 il Comune risistemò sommariamente i danni, ma altre azioni vandaliche distrussero gli arredi interni e la cancellata, con le insegne del casato. Nel 1976 la struttura fu occupata da gruppi di estremisti, che bruciarono il portone e coprirono le pareti interne con murales. Nel 1980 il Comune fece murare l'ingresso e fece ricostruire il lucernario della cupola, nel frattempo frantumato da teppisti.
Dopo vari tentativi non andati a buon fine, finalmente il 30 gennaio 2001 la giunta comunale di Torino guidata da Valentino Castellani approvò il progetto di manutenzione straordinaria e recupero del mausoleo, progetto affidato agli architetti Aimaro Isola e Roberto Gabetti (marito di una discendente di Rosa Vercellana), al prezzo di 5 miliardi e mezzo di lire.
I lavori di restauro conservativo, durati quasi tre anni, terminarono nell'estate 2005. All'interno l'unica modifica fu lo spostamento dell'altare nella parte esterna posteriore dell'edificio, mentre per il resto l'intervento seguì le indicazioni originali del progetto, con il marmo chiaro e venato, le colonne chiare e il soffitto che ricorda quello del Pantheon di Roma.
Il foro al centro della cupola è stato chiuso con una copertura in vetro sormontata da una croce, che comunque lascia intravedere il cielo. Il parco è stato attrezzato con alcuni gazebo e un noleggio di biciclette.
L'apertura al pubblico del mausoleo e del parco, con inaugurazione ufficiale, avvenne il 25 settembre 2005.
La struttura adesso può ospitare letture, dibattiti e concerti, ma le attività devono essere temporanee, in quanto la Soprintendenza ai Beni Artistici ed Architettonici del Piemonte ha escluso che l'area, un sepolcreto, possa essere destinata a sede permanente di qualsiasi attività (compresa quella di planetario, ventilata nel passato).

Per conoscere gli orari di visita del mausoleo, variabili nel corso dell'anno, telefonare alla Circoscrizione 10 del Comune di Torino (Mirafiori Sud), al numero 0114435003. Ingresso gratuito.

Comune: Torino (TO) | Regione: Piemonte | Localizza sulla mappa
Mausoleo della Bela Rosin a Torino
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