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Regia Mandria di Chivasso

Dove nascevano i cavalli del re

Ubicata in aperta campagna, a 6 km a nord-est della città, la Mandria è un grandioso e simmetrico complesso di edifici in mattoni a vista, circondati da un reticolo regolare di appezzamenti agricoli. Ancora oggi, pur nel parziale degrado architettonico, arrivando alla Mandria di Chivasso si possono riconoscere gli evidenti segni della razionalità settecentesca che la concepì.

La Mandria fu edificata per volontà del re Carlo Emanuele III di Savoia nel decennio 1760-70, quale azienda economica di proprietà regia, dipendente dalla Venaria Reale di Torino ed espressamente finalizzata ad incrementare e razionalizzare l'allevamento dei cavalli e in particolare delle puledre (la cosiddetta razza), destinate alla riproduzione per coprire i fabbisogni della corte e di parte dell'esercito.

Scorrendo i documenti storici, ciò che stupisce è la velocità con cui si progredì nella costruzione del nuovo ed efficiente complesso: nel decennio che va dal 1760 al 1770 la Mandria fu costituita non solo dal punto di vista architettonico in senso stretto, ma anche da quello territoriale, legale, sociale e religioso. Completato l'acquisto dei terreni, 767 ettari nella zona tra Chivasso, Mazzè, Rondissone e Verolengo, si presentò un problema di giurisdizione unica. A tale scopo nel febbraio 1764, con regia patente, il notaio Giovanni Tommaso Bernardi fu nominato amministratore della giustizia in questo tenimento, che dipendeva direttamente dalla Corona Reale.

Poco prima, nel settembre 1763, il re aveva assegnato al direttore dell'Azienda di Venaria Reale, Carlo Onorato Sarterio ed al "misuratore generale" Giuseppe Giacinto Bays, non solo i compiti di strutturare e ordinare questo territorio e di organizzare la produzione economica della tenuta regia, ma anche il compito di progettare il nuovo complesso architettonico, che avrebbe dovuto sorgere al centro di questo territorio.

Il complesso della Regia Mandria di Chivasso fu progettato dunque dallo stesso Bays con criteri pienamente funzionali. L'architetto progettò infatti tutti i fabbricati in modo che fossero disposti attorno ad un vasto cortile. Al centro di questo spazio fu costruito un grande abbeveratoio circolare per gli animali, che venne disegnato dal "regio machinista Mathej" e che è stato recentemente ricostruito, dopo essere stato distrutto alcuni decenni orsono. In base al progetto del Bays tutte le differenti tipologie di edifici, realizzati rigorosamente in mattoni a vista e carpenteria, trovarono una collocazione razionale. Le cascine che circondavano il fabbricato centrale vennero raccordate ad esso con una ordinata rete di strade; sui due lati est ed ovest del grande cortile furono innalzate costruzioni a più piani, destinate ad ospitare le dimore dei lavoratori e gli uffici del personale dirigente; furono realizzati fienili chiusi con grandi grate in legno per essere sempre arieggiati; sorsero inoltre i depositi degli attrezzi agricoli e, naturalmente, le stalle degli equini collocate sotto ordinate sequenze di archi.

Appena terminato il cantiere, Carlo Emanuele III, il 14 ottobre 1767, inoltrò al Vescovo di Ivrea la richiesta di istituire una parrocchia dedicata a Sant'Eligio Vescovo - patrono degli orefici, ma anche dei maniscalchi - facendosi carico del mantenimento del prevosto. La chiesa parrocchiale è tuttora in funzione. Anch'essa opera dell'architetto Giuseppe Giacinto Bays, la Parrocchiale di Sant'Eligio, quasi in contrasto con il prospetto di estrema sobrietà esterna, presenta un delizioso interno ad aula unica, ornato nella volta con elegantissimi vasi e bracieri in stucco di gusto rocaille, mentre nel presbiterio campeggia ancor oggi una pala settecentesca raffigurante la Madonna con Sant'Eligio vescovo.

Gli avvenimenti storici modificarono presto e più volte la destinazione d'uso e la stessa fisionomia del complesso della Mandria. In base ad un decreto del 1797 il tenimento divenne infatti "Bene Nazionale", concesso in affitto ad una società di ex nobili, adattatisi alla Rivoluzione Francese, che impiantarono nella tenuta un vasto allevamento di pecore di razza pregiata.

Con la Restaurazione la Mandria di Chivasso, seguendo la sorte del complesso di Venaria Reale, decadde lentamente. Nel 1834 entrambe le tenute persero il patronato regio e passarono alle dipendenze della Regia Intendenza di Finanza. Dopo un ventennio la tenuta chivassese fu messa all'asta e nel 1855 essa fu acquistata da un nobile, il conte Apollinare Rocca Saporiti, che però rifiutò di accollarsi il mantenimento del parroco.

Nella primavera del 1859 l'esercito sabaudo dispiegò le sue truppe nelle campagne dell'ex tenuta regia e nelle zone limitrofe, per fermare una eventuale avanzata dell'esercito austriaco.

Ancora in una circostanza l'ex tenuta sabauda poté comparire agli onori della storia. Alla vigilia della prima guerra mondiale, infatti, il vasto territorio pianeggiante dell'antico "tenimento regio", ospitò un campo d'aviazione e di riparazione di veicoli aerei. Nell'autunno del 1918 gli hangar di questo aeroporto militare furono trasformati in baracche, usate per offrire una ospitalità temporanea ai soldati di nazionalità polacca dell'esercito austro-ungarico. Infatti, a seguito degli accordi tra il Governo Italiano e il Comitato Nazionale Polacco di Parigi, fu realizzato alla Mandria di Chivasso un campo destinato ad accogliere i volontari dell'esercito polacco, allora in via di formazione, arruolati tra i prigionieri dell'esercito austro-ungarico.

Complessivamente il campo ospitò circa 22.000 militari polacchi, che nel corso del 1919 furono inviati in Francia, da dove poterono raggiungere la Polonia, che aveva da poco riacquistato l'indipendenza. Il piccolo cimitero della Mandria accolse i primi venti militari deceduti dopo l'arrivo in Piemonte e in loro memoria fu posta la lapide recentemente restaurata a cura dell'associazione "La Mandria monumentale". In seguito, perdurando una epidemia, alcune centinaia di militari furono sepolti anche nei cimiteri di Chivasso, Ivrea e Torino, dove riposano tuttora. Testimonianze fotografiche della permanenza dei soldati polacchi alla Mandria di Chivasso sono oggi raccolte in un album presente nel Museo Nazionale del Risorgimento Italiano a Torino.

Nel dicembre 1919 la tenuta della Mandria fu lottizzata e acquistata soprattutto da agricoltori. La maggioranza dei proprietari odierni è erede degli acquirenti del 1919.

Ancor oggi, dopo oltre duecento anni, viene vivamente festeggiata, in ogni primavera, la festa di Sant'Eligio, protettore dell'antico "tenimento". Dal 1993, inoltre, in tale occasione si tiene presso gli antichi locali settecenteschi della Mandria una prestigiosa rassegna internazionale d'arte naif, con opere italiane ed internazionali, organizzata dall'associazione "Pro Mandria".

Gli edifici civili della Mandria di Chivasso, al momento in restauro, non sono visitabili. La chiesa di S. Eligio può essere visitata in occasione delle funzioni religiose. Gli spazi esterni sono invece visitabili in qualunque momento.

Per approfondimenti:
Actis Caporale Aldo, Ricerche storico-iconografiche riguardanti un importante intervento settecentesco sul territorio: la Regia Mandria di Chivasso, in Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti: Archeologia e arte in Canavese, Celid, Torino, 2000.

Comune: Chivasso (TO) | Regione: Piemonte | Localizza sulla mappa
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