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Freisa

Descrizione
Antico vitigno piemontese, diffuso in tutto il Monferrato Astigiano e la Collina Torinese, il Freisa trova la sua area di elezione nel territorio a nord della provincia di Asti, giungendo fino a Chieri ed alle porte di Torino. Nella tradizione contadina viene anche prodotto come vino dolce utilizzato per accompagnare i dessert a base di frutta. Il Freisa è un vino giovane e vivace, che sa allietare la tavola e che ben si abbina con la cucina tipica piemontese. Il profumo caratteristico di frutti rossi, in particolare di lampone e ciliegia, è amplificato dalla vivacità di questo vino. Il Freisa può essere prodotto in varie versioni, con o senza affinamento in botti di legno e, se deriva da accurata selezione delle uve e permane in cantina per almeno un anno, può rientrare nella tipologia "Superiore".

Zona di produzione
La zona storicamente vocata alla coltivazione del vitigno Freisa è la Collina Torinese, catena collinare a sud del Po, che si estende da Moncalieri a Verrua Savoia, con un'altimetria variabile tra i 300 e gli oltre 550 metri s.l.m. I vigneti si trovano nei seguenti comuni in Provincia di Torino: Andezeno, Arignano, Baldissero Torinese, Chieri, Marentino, Mombello di Torino, Montaldo Torinese, Moriondo Torinese, Pecetto Torinese, Pino Torinese, Pavarolo e Riva presso Chieri. Nel Comune di Torino il Freisa può essere prodotto solamente nelle seguenti zone: Regione San Luca, Regione Eremo, Regione Santa Margherita, Parco di Villa Genero, Regione Villa della Regina.

La storia
Le fonti storiche collocano la nascita del vitigno Freisa nella zona del Chierese e della Collina Torinese, con successiva diffusione fino ai confini con il Basso Monferrato. Parlava espressamente del vitigno il conte Nuvolone, che nella sua "Istruzione" a tema viticolo-enologico, così lo descrive: "Freisa produce vino acerbo, secco e robusto". Si accennava già allora a due varietà di Freisa, una grossa ed una piccola, e alla coltura del vitigno in tutte le province piemontesi. Per quanto riguarda il vino, il Nuvolone dice che sia "ricco di tartaro" e per questa ragione necessiti di numerosi travasi, ma è però adatto all'invecchiamento e al taglio con i vini più deboli. Il secondo conflitto mondiale ed il successivo periodo di boom economico furono le cause che determinarono una riduzione della diffusione della viticoltura nella Collina Torinese. La vicinanza con il capoluogo regionale favorì l'abbandono delle campagne, mentre la crescente domanda di cereali portò alla conversione colturale dei versanti collinari. L'avvento della fillossera, sebbene tardivo sulla Collina Torinese, non risparmiò le viti di Freisa, che dovettero quindi essere reimpiantate. L'operazione fece perdere quel patrimonio di diversità clonale che nei secoli si era costituito nel Torinese, oltre che un consistente numero di vigneti. Solo dopo il 1973, anno dell'istituzione della D.O.C. Freisa di Chieri ci fu un sostanziale ritorno alla coltivazione del vitigno e la trasformazione di alcune piccole aziende che producevano per autoconsumo ad aziende vitivinicole vere e proprie.

Tutela legislativa: Il Decreto Ministeriale 12 settembre 1996 riconosce al vino "Freisa" la Denominazione di Origine Controllata. A seconda delle lavorazioni del Freisa, questi sono i codici di tutela:
Freisa d'Asti amabile B121 X 088 2 X X A 0 C
Freisa d'Asti frizzante naturale B121 X 088 2 X X C 0 X
Freisa d'Asti secco B121 X 088 2 X X A 0 A
Freisa d'Asti spumante B121 X 088 2 X X B 0 X
Freisa d'Asti superiore B121 X 088 2 B X A 1 X
Freisa di Chieri amabile B135 X 088 2 X X A 0 C
Freisa di Chieri frizzante B135 X 088 2 X X C 0 X
Freisa di Chieri secco B135 X 088 2 X X A 0 A
Freisa di Chieri spumante B135 X 088 2 X X B 0 X
Freisa di Chieri superiore B135 X 088 2 B X A 1 X


Bottiglia di freisa
Bottiglia di freisa
(foto di: Andrea Miola)
 
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